Arancini di riso

Arancini di riso:

Territorio interessato alla produzione: Tutta l’isola. Descrizione sintetica del prodotto: Prodotto a base di riso tipicamente di forma sferica con ripieno di carne, o in alternativa di prosciutto e mozzarella o di spinaci. Descrizione delle metodiche di lavorazione e stagionatura: Ingredienti: a) per gli arancini: riso, pangrattato, uova, farina, caciocavallo (o parmigiano) grattugiato, una noce di burro, sale e pepe; b) per il ripieno classico: carne al sugo, piselli, formaggio “tuma” caciocavallo, ragusano grattugiato. Lessare 500 gr. di riso in un litro d’acqua bollente salata rimescolando continuamente finchè avrà assorbito tutta l’acqua. Toglierlo dal fuoco e incorporarvi rapidamente 2 uova sbattute, il burro e il caciocavallo (o parmigiano) grattugiato. Metterlo a raffeddare e contemporaneamente preparare il ripieno mescolando la carne tritata con un po’ di sugo, i piselli, la tuma a pezzetti e un po’ di caciocavallo grattugiato. Con le mani inumidite, prelevare un quantitativo di impasto di riso, spianarlo sul palmo della mano, deporvi una cucchiaiata di ripieno e richiudervi sopra l’impasto di riso. Si sarà così ottenuta una pallina della grandezza di un’arancia. Passare l’arancino così ottenuto prima nella farina, poi nelle uova sbattute e infine nel pangrattato. Friggerlo in abbondante olio bollente. Materiali e attrezzature specifiche utilizzate per la preparazione e il condizionamento: Descrizione dei locali di lavorazione, conservazione e stagionatura: Elementi che comprovino che le metodologie siano state praticate in maniera omogenea e secondo regole tradizionali per un periodo non inferiore ai 25 anni: Rif. Bibl. tale prodotto viene citato nel libro “I Vicere” di Federico de

Roberto.

dall’elenco PAT: Prodotti AgroAlimentari Tradizionali Sicilia, Ministero delle Politiche Agrarie Alimentari e Forestali Miraaf

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Pani cottu cunsatu

Il “pani cottu e cunsatu ”,
riconosciuto come Prodotto Agroalimentare Tradizionale siciliano dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

Elaborazione :
– Si taglia il pane raffermo a dadini per preparare la zuppa .
– Lo si versa in acqua bollente salata e aromatizzata con alloro
(provata anche senza alloro,ma con spicchi di aglio interi ).
– Dopo almeno 5 minuti togliere il pane con la schiumarola,
– Metterlo in un piatto e condirlo con olio extravergine d’oliva,
salsa di pomodoro (provato anche con pomodori schiacciati a crudo)
e formaggio(provato con provola di Casal Floresta ME ).

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Pasta con il cavolo rapa trunzu violetto di JACI, Acireale ( CT ) (Brassica oleracea var. gongylodes)

Pasta con il cavolo rapa trunzu violetto di JACI, Acireale ( CT ) (Brassica oleracea var. gongylodes)

Ingredienti:

2 cavoli rapa
250 gr pomodorini ciliegino pachino
1/2 di cipolla
2 patate
40 gr pecorino siciliano DOP, a pezzetti
olio extravergine d’oliva q.b.
sale e pepe q.b.
peperoncino q.b.
aglio q.b.
250 gr pennette rigate.


Tempi di elaborazione: 35 minuti  circa

Elaborazione :

Eliminare le foglie più esterne;
Lavare e tagliare la rapa e le foglie a tocchetti ( se si vuole, lasciarne qualcuna non tagliata a tocchetti) per la decorazione;
Eliminare  la parte esterna della radice, molto dure da cucinare
Pelare le patate e tagliarle a dadini ;
Sbucciare la cipolla e tagliarla in sottili striscioline;
I pomodorini, vanno utilizzati tagliati .

In una padella *, fare rosolare la cipolla con l’olio extravergine d’oliva ed appena sarà dorata,aggiungere le patate, i pomodorini tagliati, il peperoncino, e fare cuocere per qualche minuto;
Nel frattempo, in una pentola, mettere a cuocere il cavolo rapa a pezzetti, le foglie e i gambi e conservare l’acqua di cottura ;
Cuocere le pennette rigate, per circa 20 minuti, nell’acqua di cottura dei cavoli , che avevate messo da parte, dopo aver aggiunto il sale;
Aggiungere infine la pasta e farla saltare nella padella* con le verdure già cotte, e cospargere il pecorino siciliano DOP a pezzetti e farlo leggermente fondere ;

Servire calda..

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Alimentazione e prevenzione dei tumori

Svolta TUMORE, il Nobel per la medicina:
”So di cosa si nutre, non mangiate mai questi cibi…”

La causa primaria del cancro è dovuta al cibo: mai mangiare alimenti acidificanti.
Nel 1931 lo scienziato tedesco Otto Heinrich Warburg ha ricevuto il Premio Nobel per la scoperta sulla causa primaria di cancro.
Proprio così. Ha trovato la causa primaria del cancro e ha vinto il Premio Nobel.
Otto ha scoperto che il cancro è il risultato di un potere anti-fisiologico e di uno stile di vita anti-fisiologico.
Perché? Poiché sia con uno stile anti-fisiologico nutrizionale (dieta basata su cibi acidificanti) e l’inattività fisica, il corpo crea un ambiente acido.
(Nel caso di inattività, per una cattiva ossigenazione delle cellule.)
L’acidosi cellulare causa l’espulsione dell’ossigeno
La mancanza di ossigeno nelle cellule crea un ambiente acido.
Egli ha detto: “La mancanza di ossigeno e l’acidità sono due facce della stessa medaglia:. Se una persona ha uno, ha anche l’altro”
Cioè, se una persona ha eccesso di acidità, quindi automaticamente avrà mancanza di ossigeno nel suo sistema.
Se manca l’ossigeno, avrete acidità nel vostro corpo.
Egli ha anche detto:
“Le sostanze acide respingono ossigeno, a differenza delle alcaline che attirano ossigeno.”
Cioè, un ambiente acido è un ambiente senza ossigeno.
Egli ha dichiarato:
“privando una cellula del 35% del suo ossigeno per 48 ore e’ possibile convertirla in un cancro”
“Tutte le cellule normali, hanno il bisogno assoluto di ossigeno, ma le cellule tumorali possono vivere senza ossigeno”. (Una regola senza eccezioni.)
“I tessuti tumorali sono acidi, mentre i tessuti sani sono alcalini.””
Nella sua opera “Il metabolismo dei tumori,” Otto ha mostrato che tutte le forme di cancro sono caratterizzate da due condizioni fondamentali: acidosi del sangue (acido) e ipossia (mancanza di
ossigeno”. (Una regola senza eccezioni.)
“I tessuti tumorali sono acidi, mentre i tessuti sani sono alcalini.””
Nella sua opera “Il metabolismo dei tumori,” Otto ha mostrato che tutte le forme di cancro sono caratterizzate da due condizioni fondamentali: acidosi del sangue (acido) e ipossia (mancanza di ossigeno).
Ha scoperto che le cellule tumorali sono anaerobiche (non respirano ossigeno) e non possono sopravvivere in presenza di alti livelli di ossigeno.
Le cellule tumorali possono sopravvivere soltanto con glucosio e in un ambiente privo di ossigeno.
Pertanto, il cancro non è altro che un meccanismo di difesa che ha alcune cellule del corpo per sopravvivere in un ambiente acido e privo di ossigeno.
In sintesi:
Le cellule sane vivono in un ambiente ossigenato e alcalino che consente il normale funzionamento.
Le cellule tumorali vivono in un ambiente acido e carente di ossigeno.
Importante:
Una volta terminato il processo digestivo, gli alimenti, a secondo della qualità di proteine, carboidrati, grassi, vitamine e minerali, forniscono e generano una condizione di acidità o alcalinità
nel corpo. in altre parole ….. dipende unicamente da ciò che si mangia.
Il risultato acidificante o alcalinizzante viene misurato con una scala chiamata PH, i cui valori vanno da 0 a 14, al valore 7 corrisponde un pH neutro.”
E ‘importante sapere come gli alimenti acidi e alcalini influiscono sulla salute, poiché le cellule..per
funzionare correttamente dovrebbe essere di un ph leggermente alcalino(poco di sopra al 7).
In una persona sana, il pH del sangue è compreso tra 7.4 e 7.45.
Se il pH del sangue di una persona inferiore 7, va in coma.

Gli alimenti che acidificano il corpo:

* Lo zucchero raffinato e tutti i suoi sottoprodotti. (E’ il peggiore di tutti: non ha proteine, senza grassi, senza vitamine o minerali, solo carboidrati raffinati che schiacciano il pancreas)
Il suo pH è di 2,1 (molto acido)
* Carne. (Tutte)
* Prodotti di origine animale (latte e formaggio, ricotta, yogurt, ecc)
* Il sale raffinato.
* Farina raffinata e tutti i suoi derivati. (Pasta, torte, biscotti, ecc)
* Pane. (La maggior parte contengono grassi saturi, margarina, sale, zucchero e conservanti)
* Margarina.
* Antibiotici * e medicine in generale.
* Caffeina. (Caffè, tè nero, cioccolato)
* Alcool.
* Tabacco. (Sigarette)
Antibiotici * e medicina in generale.
* Qualsiasi cibo cotto. (la cottura elimina l’ossigeno aumentando l’acidita’ dei cibi”)
* Tutti gli alimenti trasformati, in scatola, contenenti conservanti, coloranti, aromi, stabilizzanti, ecc.

Il sangue si ‘autoregola’ costantemente” per non cadere in acidosi metabolica garantire il buon funzionamento e ottimizzare il metabolismo cellulare.
Il corpo deve ottenere delle basi minerali alimentari per neutralizzare l’acidità del sangue nel metabolismo, ma tutti gli alimenti già citati
(Per lo più raffinati) acidificano il sangue e ammorbidiscono il corpo.
Dobbiamo tener conto che CON il moderno stile di vita, questi cibi vengono consumati almeno 3 volte al giorno”, 365 giorni l’anno e tutti questi alimenti sono anti-fisiologici.

Gli alimenti alcalinizzanti:

* Tutte le verdure crude. (Alcune sono acide al gusto, ma all’interno del corpo avviene una reazione è alcalinizzante.”. Altre sono un pò acide, tuttavia, forniscono le basi necessarie per il corretto equilibrio)

Verdure crude producono ossigeno, quelle cotte no.

* I Frutti, stessa cosa. Ad esempio, il limone ha un pH di circa 2,2, tuttavia, all’interno del corpo ha un effetto altamente alcalino. (Probabilmente il più potente di tutti)

(non fatevi ingannare dal sapore acidulo)

* I frutti producono abbastanza ossigeno.

* Alcuni semi, come le mandorle sono fortemente alcalini.

* I cereali integrali:

L’unico cereale alcalinizzante è il miglio. Tutti gli altri sono leggermente acidi, tuttavia, siccome la dieta ideale ha bisogno di una percentuale di acidità, è bene consumarne qualcuno.

Tutti i cereali devono essere consumati cotti.

Il miele è altamente alcalinizzante.

* La clorofilla la pianta è fortemente alcalina.

(Da qualsiasi pianta) (in particolare aloe vera, aloe noto anche come)
* L’acqua è importante per la produzione di ossigeno.

“La disidratazione cronica è la tensione principale del corpo e la radice della maggior parte tutte le malattie degenerative.” Lo afferma il Dott. Feydoon Batmanghelidj.

* L’esercizio ossigena tutto il corpo.

“Uno stile di vita sedentario usura il corpo.”

L’ideale è avere una alimentazione di circa il 60% alcalina piuttosto che acida, e, naturalmente, evitare i prodotti maggiormente acidi, come le bibite, lo zucchero raffinato e gli edulcoranti.

Non abusare del sale o evitarlo il più possibile.

Per coloro che sono malati, l’ideale è che l’alimentazione sia di circa 80% alcalina, eliminando tutti i prodotti più nocivi.

Se si ha il cancro il consiglio è quello di alcalinizzare il più possibile.”
Inutile dire altro, non è vero?

Dr. George W. Crile, di Cleveland, uno dei chirurghi più rispettati al mondo, dichiara apertamente:

“Tutte le morti chiamate naturali non sono altro che il punto terminale di un saturazione di acidità nel corpo.”

Come precedentemente accennato, è del tutto impossibile per il cancro di comparire in una persona che libera il corpo dagli acidi con una dieta alcalina, che aumenta il consumo di acqua pura e che eviti i cibi che producono acido.

In generale, il cancro non si contrae e nemmeno si eredita. Ciò che si eredita sono le abitudini alimentari, ambientali e lo stile di vita. Questo può produrre il cancro.

Mencken ha scritto:

“La lotta della vita è contro la ritenzione di acido”.

“Invecchiamento, mancanza di energia, stress, mal di testa, malattie cardiache, allergie, eczema, orticaria, asma, calcoli renali, arteriosclerosi, tra gli altri, non sono altro che l’accumulo di acidi”.
Dr. Theodore A. Baroody ha detto nel suo libro “Alcalinizzare o morire” (alcaline o Die):

». In realtà, non importa i nomi delle innumerevoli malattie Ciò che conta è che essi provengono tutti dalla stessa causa principale:. Molte scorie acide nel corpo”

Dr. Robert O. Young ha detto:

“L’eccesso di acidificazione nell’organismo è la causa di tutte le malattie degenerative. Se succede una perturbazione dell’equilibrio e un corpo inizia a produrre e

immagazzinare più acidità e rifiuti tossici di quelli che è in grado di eliminare allora le malattie si manifestano.”

E la chemioterapia?

La chemioterapia acidifica il corpo a tal punto che ricorre alle riserve alcaline del corpo immediatamente per neutralizzare l’acidità tale, sacrificando basi minerali (calcio, magnesio e potassio) depositati nelle ossa, denti, articolazioni, unghie e capelli.
Per questo motivo osserviamo tali alterazioni nelle persone che ricevono questo trattamento e tra le altre cose la caduta dei capelli.

Per il corpo non vuol dire nulla va senza capelli, ma un pH acido significherebbe la morte.

Niente di tutto questo è descritto o raccontato perché, per tutte le indicazioni, l’industria del cancro (leggi: industria farmaceutica) e la chemioterapia sono alcune delle attività più remunerative

che esistano. Si parla di un giro multi-milionario e i proprietari di queste industrie non vogliono che questo sia pubblicato.

Tutto indica che l’industria farmaceutica e l’industria alimentare sono un’unica entità e che ci sia una cospirazione in cui si aiuta l’altro al profitto.

Più le persone sono malate, più sale il profitto dell’industria farmaceutica.

E per avere molte persone malate serve molto cibo spazzatura tanto quanto l’industria alimentare produce.

E per avere molte persone malate serve molto cibo spazzatura, tanto quanto ne produce l’industria
alimentare.

Quanti di noi hanno sentito la notizia di qualcuno che ha il cancro e qualcuno dire: “… Può capitare a chiunque ……”

No, non poteva!

“Che il cibo sia la tua medicina, la medicina sia il tuo cibo”.

Ippocrate (il padre della medicina) fonte: attivotv.it

31/10/2017 , su indicazione di Enzo Raneri

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Disciplinare dell’Olio Extra Vergine di Oliva IGP Sicilia, EVO

sicilia-igp

Articolo 1.
Denominazione

L’Indicazione Geografica Protetta “Sicilia” è riservata all’olio extra vergine di oliva rispondente alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione.

Articolo 2.
Varietà d’olivo

L’Olio extra vergine di olia IGP “Sicilia”, senza alcuna menzione geografica aggiuntiva, deve essere ottenuto dalle seguenti varietà di olive presenti, da sole o congiuntamente, negli oliveti: Aitana, Biancolilla, Bottone di gallo, Brandofino, Calatina, Cavalieri, Cerasuola, Crastu, Erbano, Giarraffa, Lumiaru, Marmorigna, Minuta, Moresca, Nasitana, Nerba, Nocellara del Belice, Nocellara etnea, Nocellara messinese, Ogliarola messinese, Olivo di Mandanici, Piricuddara, Santagatese, Tonda iblea,Vaddarica, Verdello, Verdese, Zaituna e loro sinonimi. Possono inoltre concorrere altre varietà fino ad un massimo del 10%. In questo caso la presenza di altre varietà deve essere preventivamente certificata dall’organismo di controllo.
Il costo del sopralluogo per valutare la presenza e numero delle piante delle altre varietà sarà a carico dell’azienda richiedente e varierà in relazione al numero di appezzamenti per i quali è richiesta la verifica.

Articolo 3. Zona di produzione

La zona di produzione delle olive destinate alla produzione dell’olio extra vergine di oliva a Indicazione Geografica Protetta “Sicilia” comprende, nell’ambito dell’intero territorio amministrativo della regione Sicilia, i territori olivati idonei a conseguire le produzioni con le caratteristiche qualitative previste dal presente disciplinare di produzione.

Articolo 4.
Prova dell’origine

Ogni fase del processo produttivo deve essere monitorata documentando per ciascuna di esse il prodotto in entrata e in uscita. La tracciabilità del prodotto è garantita attraverso l’iscrizione delle particelle catastali sulle quali avviene la produzione, dei produttori, dei frantoiani e dei confezionatori in appositi elenchi, gestiti da un’unica struttura di controllo, e dalla tenuta di registri di produzione e condizionamento. Tutte le persone, fisiche e giuridiche, iscritte nei relativi elenchi, saranno assoggettate alla struttura di controllo, secondo quanto disposto dal disciplinare di produzione e dal relativo piano di controllo.

Articolo 5.
Caratteristiche di coltivazione

Le condizioni ambientali e di coltura degli oliveti destinati alla produzione dell’olio extra vergine di oliva a Indicazione Geografica Protetta “Sicilia”, devono essere quelle tradizionali e caratteristiche della zona e, in ogni modo, atte a conferire alle olive ed all’olio derivato le specifiche caratteristiche qualitative. I sesti d’impianto, le forme d’allevamento ed i sistemi di potatura, devono essere quelli razionali dal punto di vista agronomico atti a non modificare le caratteristiche qualitative delle olive e dell’olio.
La raccolta delle olive destinate alla produzione dell’olio extra vergine di oliva a Indicazione Geografica Protetta “Sicilia” viene effettuata nel periodo compreso tra il 1 Settembre e il 30 Gennaio dell’anno successivo.
La denuncia delle olive deve essere effettuata entro il termine massimo previsto per la raccolta.
La produzione unitaria massima consentita, per oliveti iscritti nell’elenco terreni dai quali si ottiene l’olio extra vergine di oliva dell’Indicazione Geografica Protetta “Sicilia”, non può superare la quantità di 100 quintali di olive per ettaro.
L’organismo di controllo, su richiesta del produttore, potrà eseguire sopralluoghi per verificare il numero di piante per ettaro e lo stato vegetativo degli oliveti e, in deroga, eventualmente autorizzare una produzione maggiore di 100 quintali di olive per ettaro.
Il costo del sopralluogo per stimare la produzione sarà a carico dell’azienda richiedente e varierà in relazione al numero di appezzamenti per i quali è richiesta la verifica.

Articolo 6.
Modalità di raccolta, stoccaggio e oleificazione

1) Le operazioni di oleificazione delle olive devono essere effettuate entro 48 ore dalla raccolta in impianti di molitura posti nel territorio amministrativo della regione Sicilia.
2) La raccolta delle olive destinate alla produzione dell’olio extra vergine di oliva a Indicazione Geografica Protetta “Sicilia” avviene direttamente dalla pianta, manualmente o con mezzi meccanici. È vietato l’uso di prodotti cascolanti o di abscissione. È altresì vietata la raccolta delle olive cadute naturalmente sul terreno e quella sulle reti permanenti. Le olive raccolte dovranno essere trasportate con cura, in cassette, cassoni o altri contenitori rigidi che favoriscano l’aereazione. È vietato l’uso di sacchi.
L’eventuale conservazione delle olive presso i frantoi, deve avvenire in cassette, cassoni o altri contenitori rigidi che favoriscano l’aereazione, evitando fenomeni di surriscaldamento e/o fermentazione.
3) Prima della molitura le olive devono essere sottoposte ad un processo di defogliazione e lavaggio a temperatura ambiente. La permanenza della pasta di olive nella gramola varia in funzione del grado di maturazione dei frutti e la temperatura dell’acqua nell’intercapedine esterna della gramolatrice deve garantire che la pasta di olive in lavorazione non subisca processi di alterazione. Per l’estrazione dell’olio sono ammessi soltanto processi meccanici e fisici atti a produrre oli che presentino le caratteristiche peculiari originarie dei frutti. La resa massima delle olive in olio non può superare il 24%.
4) La conservazione dell’olio dovrà avvenire in recipienti di acciaio inox perfettamente puliti.

Articolo 7.
Legame con l’ambiente

La produzione dell’olio extra vergine di oliva a Indicazione Geografica Protetta “Sicilia” è legata a molti fattori, in connessione tra loro, pedoclimatici, tecnici, agronomici, sociali, culturali ed economici, specifici della zona di produzione.
L’areale di coltivazione dell’olivo va dalla fascia costiera ai circa 1000 metri sul livello del mare. Al di sopra di essa l’olivo è scarsamente presente e la coltivazione riveste un carattere marginale. La coltura dell’olivo caratterizza in modo rilevante l’economia rurale e il paesaggio agrario di tutta l’Isola, essendo particolarmente diffusa nelle aree interne collinari. La distribuzione altimetrica della coltura in Sicilia vede prevalere gli oliveti collinari con una quota di circa il 65%, mentre in montagna e pianura si rilevano rispettivamente circa il 17 e 18% degli oliveti.
I terreni dove insiste l’olivo risultano di differente morfologia e costituzione frutto di complesse vicende geologiche e tettoniche che hanno portato alla costruzione di una struttura particolarmente articolata.
Quest’ultima è formata da un complesso basale costituito da terreni autoctoni profondi, una serie di unità geotettoniche distinte costituiti da terreni alloctoni sovrastanti il precedente e un complesso postorogeno inerente terreni autoctoni recenti. I terreni autoctoni del complesso basale affiorano nell’altopiano Ibleo e nei Sicani meridionali, nei Sicani settentrionali, nel Trapanese e a Monte Judica, nelle Madonie e nei Monti di Palermo. I terreni alloctoni affiorano soprattutto nella zona nord-orientale dell’isola, nelle Madonie orientali, nei Monti di Palermo e di Castellammare del Golfo; i terreni del complesso postorogeno sono ampiamente presenti nella zona centro meridionale dell’isola e lungo le fasce costiere.
Per quanto riguarda le caratteristiche litologiche, in gran parte della Sicilia affiorano terreni di origine sedimentaria. Dal punto di vista pedologico la situazione è molto articolata. Le principali tipologie si ascrivono agli Entisuoli che rappresentano il 38% dei suoli siciliani e agli Inceptisuoli, poco meno diffusi degli entisuoli (circa il 34%).
Il clima della Sicilia, considerando le condizioni medie dell’intero territorio, secondo la classificazione macroclimatica di Köppen, può essere definita una regione a clima temperato umido (media del mese più freddo inferiore a 18 °C ma superiore a -3 °C) o, meglio, mesotermico umido sub-tropicale, con estate asciutta, cioè il tipico clima mediterraneo, caratterizzato da una temperatura media del mese più caldo superiore ai 22 °C e da un regime delle precipitazioni contraddistinto da una concentrazione delle stesse nel periodo freddo (autunno invernale).
Oltre alle peculiarità pedoclimatiche del territorio e all’eccezionalità del microclima sopra descritto, che hanno prodotto nel tempo una specifica e ampia diversificazione varietale, gli altri fattori che determinano l’eccellente qualità e la reputazione dell’olio extravergine di oliva di Sicilia sono la sapienza e la capacità dei produttori attraverso una tecnica agronomica tramandata da padre in figlio e migliorata nel tempo con la ricerca e l’innovazione.
L’olivicoltura dell’intera regione siciliana, rappresenta una evidente importanza sociale ed economica.
In relazione alla varietà, all’ambiente di coltivazione (suoli e clima) e alle variabili tecnologiche applicate nella fase di lavorazione delle olive, l’olio extra vergine di oliva a Indicazione Geografica Protetta “Sicilia” può presentare caratteri olfattivi e gustativi differenti.
I principali descrittori olfattivi diretti e indiretti (olfatto-gustativi) che possono essere riscontrati da soli o congiuntamente nell’olio extra vergine di oliva a Indicazione Geografica Protetta “Sicilia”, in relazione alla varietà e all’ambiente di coltivazione, sono: l’erba fresca, il carciofo, il pomodoro (foglia, frutto verde o maturo), la mandorla (sentore di seme in corso sviluppo e mallo o di seme maturo).
Secondariamente, sempre per l’azione concomitante dei fattori genetici, ambientali e tecnologici, si possono riscontrare più sporadicamente sentori di piante aromatiche (origano, finocchio selvatico, timo, salvia, basilico o menta), agrumi o fiori di campo.
L’olivo è stato presente in Sicilia nella sua forma spontanea sin da tempi immemorabili (epoca prequaternaria). L’olivo infatti, pur se domesticato in Medio Oriente sin dal IV millennio a.C. si è diffuso in Europa a partire dalla Sicilia nel I millennio a.C. ad opera dei fenici e dei greci. La coltivazione assume un importanza economica, come si evince da vari documenti scritti nel periodo tardo greco e romano.

Art. 8
Controlli.

Il controllo sulla conformità del prodotto al disciplinare è svolto dalla struttura di controllo,
conformemente a quanto stabilito dai regolamento comunitari vigenti. L’organismo di controllo prescelto è l’Istituto Regionale dei Vini e dell’Olio con sede a Palermo in Via Libertà 66 (90143) Palermo. Tel. +39 0916278111 – e-mail: [email protected]

Articolo 9.
Caratteristiche al consumo

1) All’atto del confezionamento l’olio extra vergine di oliva a Indicazione Geografica Protetta ”Sicilia” deve rispondere alle seguenti caratteristiche:

a. Valutazione chimico-fisica

– Acidità (espressa in acido oleico): max 0,5%;

– Numero di perossidi: ≤ 12 mEq02/kg;

– K232: limiti indicati dalla legge;

– K270 limiti indicati dalla legge;

– Polifenoli totali: ≥ 100 mg/kg

– Alchil-esteri < 30 mg/kg b. Valutazione Organolettica (Metodo COI)

Intervallo di mediana minimo massimo

Fruttato di oliva maturo > 2 < 8 Fruttato di oliva verde > 2 < 8 Erba e/o pomodoro e/o carciofo > 0 < 8 Amaro > 0 < 7 Piccante > 0 < 8 2) Altri parametri non espressamente citati devono essere conformi alla normativa vigente. Articolo 10 Designazione e presentazione 1) All’olio extra vergine di oliva a Indicazione Geografica Protetta “Sicilia” è vietata l’aggiunta di qualsiasi qualificazione non espressamente prevista dal presente disciplinare di produzione ivi compresi gli aggettivi: “fine”, “scelto”, “selezionato”, “superiore”. Sono ammessi i riferimenti veritieri e documentabili atti ad evidenziare l’operato dei singoli produttori, quali: “monovarietale”, “raccolto a mano”, ecc. preventivamente autorizzati dal Consorzio di tutela o dall'Organismo di Controllo. 2) È consentito l’uso veritiero di nomi, ragioni sociali, marchi privati purché non abbiano significato laudativo e non siano tali da trarre in inganno il consumatore. 3) L’uso di nomi di aziende, tenute, fattorie e loro localizzazione territoriale, è consentito solo se il prodotto è stato ottenuto esclusivamente con olive raccolte negli oliveti facenti parte dell’azienda. Il riferimento al confezionamento nell’azienda olivicola o nell’associazione di aziende olivicole o nell’impresa situate nell’area di produzione è consentito solo se il confezionamento è avvenuto nell’azienda medesima. 4) Le operazioni di confezionamento dell’olio extravergine di oliva a indicazione geografica protetta di cui all’art. 1 devono avvenire nell’ambito della regione Sicilia. 5) L’uso di altre indicazioni geografiche è vietato. 6) Il nome dell’Indicazione Geografica Protetta “Sicilia” deve figurare in etichetta con caratteri chiari ed indelebili in modo da poter essere distinto dal complesso delle indicazioni che compaiono su di essa. 7) Il produttore imbottigliatore deve presentare al Consorzio di tutela o all'Organismo di Controllo la bozza dell’etichetta per essere sottoposta ad approvazione. Il Consorzio o l' Organismo di Controllo deve comunicare entro 15 giorni le eventuali variazioni da apportare. 8) La designazione deve altresì rispettare le norme di etichettatura previste dalla vigente legislazione. 9) L’olio extravergine di oliva a Indicazione Geografica Protetta “Sicilia” deve essere immesso al consumo in recipienti idonei di capacità non superiore a litri 5. 10) È obbligatorio indicare in etichetta la campagna olearia in cui l’olio è ottenuto (esempio 2012/13). 11) È obbligatorio inserire in etichetta e/o nell’eventuale retro-etichetta il simbolo comunitario che identifica i prodotti a indicazione geografica protetta come previsto dalla vigente normativa dell’Unione Europea,in quadricromia o in bianco e nero. Rev. 02 08 2013 – Disciplinare di produzione dell’olio extra vergine di oliva IGP Sicilia

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Involtini di carne e speck o prosciutto

Elaborazione : facile
Preparazione : 50 m.
Cottura: 60 m.

Ingredienti per 4 persone :
-400 gr di carne di tacchino
-4 fette di provolone
-1 grossa carota
-1 cipollina verde
-1 spicchio d’aglio
-olio extravergine d’oliva Valle di Noto, Valdemone q. b.
– sale e pepe q. b.
-vino bianco DOC Sicilia q. b.
-rosmarino q. b.

Elaborazione :
Tenere per un po’ di tempo, le fettine di tacchino ammollo nell’olio, rosmarino, sale e pepe
con il liquido ottenuto, aggiungendo ancora del rosmarino e l’aglio, fare cuocere per pochi minuti la carne
in un’ampia padella, soffriggere la carne per qualche minuto, e sfumate lentamente con il vino bianco a DOC
per formare gli involtini: farcite le fettine di carne soffritte, con una fetta di speck, uno stiletto di cipollina verde, uno stiletto di carota, una fettina di provolone ed aggiungere sale e pepe e legateli con dello spago sottile
mettere il tutto in una teglia ed aggiungete dell’olio extravergine d’oliva e spolverare di rosmarino
infornate, a 200 gradi per circa 50 minuti
Servire caldi

n. b.: per l’abbinamento utilizzare lo stesso vino, impiegato per completare la cottura degli involtini, il bianco DOC Sicilia

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Torta di asparagi o zucchina, allo zenzero

DSCN1026Elaborazione: 40 minuti
Preparazione: 12 minuti
Cottura: 20 minuti
Ingredienti per 4 persone :

-asparagi freschi, un mazzo
-pasta tipo brisé , e solo brisé per torte salate ( comprata ?, una confezione ! ), altrimenti no !
-gr 250 ricotta fresca
-n.2 uova
-menta q. b.
-pinoli q. b.
-sale e pepe q. b.
-olio extra vergine di oliva q.b.
-zenzero o noce moscata q. b.

Elaborazione :
° lavare e pulire gli asparagi ** e tagliarli a bastoncini insieme alle cimette ;
°mettere la pasta in una teglia ;
° preparare l’impasto: amalgamare la ricotta ed aggiungervi le due uova, sale, pepe, menta,lo zenzero,mescolare bene il tutto ;
°versare l’impasto sulla pasta, pronta nella teglia ;
°spandere in modo omogeneo e nel giusto spessore l’impasto di ricotta ed il resto e posarvi sopra gli asparagi ;
°versare un filo di olio extra vergine di oliva solo sugli asparagi, aggiungere i pinoli ;
° nel forno preriscaldato a 180 gradi, infornare la torta e cuocere per 25 m, circa ;
°servire calda, tiepida o fredda
( se non si consuma tutta, conservarla quando sarà fredda in frigo ).

** N.B.: in alternativa agli asparagi, si può utilizzare una zucchina, tagliata a fettine e fritte.

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Spaghetti con pomodorini Ciliegino di Pachino e merluzzo


Elaborazione
: facile
Preparazione: 60 m.
Cottura : 50 m.


Ingredienti
per 4 persone

400 gr spaghetti
400 gr di filetti di merluzzo ( anche surgelato )
pomodorini, quanti se ne desiderano
cipolla ( mezza )
aglio q. b.
un bicchiere di vino bianco DOC Sicilia
prezzemolo fresco e tritato q. b.
olio di oliva q. b.
sale e pepe q. b

Elaborazione
:

tagliamo merluzzo già pulito (e/o scongelato ), a grossi cubetti e li asciugandolo con cura
in una padella grande, soffriggere mezza cipolla insieme ad uno spicchio d’aglio, e finemente tritati
non appena saranno dorati , aggiungere i cubetti di merluzzo , e fare rosolare , dopo completare la cottura con l’aggiunta un bicchiere di vino bianco DOC Sicilia
non appena il vino bianco è evaporato, aggiungervi , a piacere, tagliati a metà i pomodorini Ciliegino di Pachino, e lasciare cuocere per cinque minuti
per concludere fare cuocere gli spaghetti , in abbondante acqua salata, lasciandoli un pò al dente, poi aggiungere il sugo e completare la cottura
se si desidera, aggiungere del prezzemolo, prima di servire

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Lasagne al forno e cavolfiori

Elaborazione: facile
Preparazione: 25 m.
Cottura: 35 m.

Ingredienti per 4 persone :

-500 g. lasagne
-450 ml di latte ( se si preferisce, il latte vegetale)
-40 g. di fecola di patata
-800 g. di cavolfiori
-4500 ml di panna ( o panna vegetale )
-5 cucchiai di lievito
-sale q. b.
-olio extravergine d’oliva q. b.
-pepe nero q. b.
-noce moscata q. b.

Elaborazione :

lessate in acqua salata ed abbondante i cavolfiori
sciogliere la fecola di patate in una tazza
in un tegame, molto largo, versare il latte, la noce moscata, il sale ed il pepe
non appena il tutto inizia a bollire, unirvi la fecola, un cucchiaio di olio, e mescolare bene , per evitare i grumi, e continuare a fuoco lento
sbollentare in acqua salata, le lasagne, scolatele ed adagiatele
porre a strati alterni le lasagne, farcite di cavolfiori, panna, e lievito cuocere per 30 minuti, nel forno precedentemente riscaldato a 180 gradi.

Pino Ignoto

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Patate al forno alle erbe aromatiche

Elaborazione: facile
Preparazione: 25 m.
Cottura: 35 m.

Ingredienti per 4 persone :

.1.600 kg. di patate
.4 manciate di olive nere
.erbe aromatiche (dragoncello, cipollina, rosmarino, salvia, etc. etc. ), a piacere, e q. b.
.una manciata di capperi salati di Pantelleria, da lavare
.olio extravergine di oliva q.b.
.sale q.b.
.un bicchiere di vino bianco Doc Sicilia (Etna bianco, Alcamo bianco…..)
. 4 acciughe salate, lavate e senza lische ( se si vuole )

Elaborazione
:

-bollire,con acqua salata, per un quarto d’ora
-pelare e tagliare a fette, abbastanza spesse, le patate , e poggiarle, a letto, in una pirofila larga
-metterle nel forno, preriscaldato a 185 gradi, le patate insieme al vino e fare evaporare
.aggiungete l’olio, il sale, le erbe ,le olive ed i capperi ( prima lavati ) e ,se si desidera, le acciughe
-cuocere per trentacinque minuti, comunque, sino a quando le patate diventano dorate .

Pino Ignoto

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Pasticcio di patate ai funghi porcini

Difficoltà : bassa

Tempo di cottura : 1 ora circa

Tempo di preparazione : 30 minuti

Ingredienti per 4 porzioni :

• 200 gr di fiocchi di purè di patate
• 450 gr di funghi porcini
• 40 gr di burro
• 3 uova + 1 tuorlo
• 30 gr di parmigiano reggiano grattugiato
• 1 litro di latte
• 2 spicchi di aglio
• pangrattato q.b.
• olio extra vergine di oliva q.b.
• pomodoro, germogli per decorare
• sale q.b.

Elaborazione :

Mondate i funghi porcini, poi tagliateli e fateli cuocere in padella con olio extra vergine di oliva e due spicchi di aglio spellati e schiacciati.
Per preparare il pasticcio di patate versate il latte in un pentolino, poi portate a ebollizione.
Dopo aver spento il fuoco, introducete nel pentolino anche il burro (lasciatene un pochino per imburrare la teglia), poi unite i fiocchi di patate, acqua fredda quanto basta, le tre uova intere, un po’ di parmigiano grattugiato ed un po’ di sale.
Mescolate il tutto fino a ottenere una purea piuttosto soda.
Con il pezzettino di burro messo da parte, imburrate una teglia, poi spolverizzate con quanto basta di pangrattato. Versate metà del composto di patate, poi sistemate i funghi e ricoprite con l’altro strato. Spennellate sulla superficie il tuorlo d’uovo e poi infornate il pasticcio a 180° per circa 45 minuti.
Una volta sfornato il pasticcio, tagliatelo a grandi quadrati e poi decorate con i pomodori tagliati a cubetti, con spessore che va da 1 a 3 mm, tutti dello stesso spessore, e dei germogli.
Servite caldo .

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Fagioli alla contadina

Elaborazione: facile ,
Tempi di preparazione: 30 minuti
Tempi di cottura : 60 minuti
Ingredienti per 4 persone:
• 400 g. di fagioli cannellini o borlotti, freschi
• 100 g. di pancetta
• 2 cucchiai di passata di pomodoro
• 5 foglie di radicchio
• 10 foglioline di salvia
• 2 spicchi di aglio
• 3 cucchiai di olio extravergine di oliva
• 2 noci di burro
• sale, q.b.
• pepe, q.b.

Elaborazione e preparazione :

Lavate in acqua fredda i fagioli e scolateli.
Fate bollire dell’ acqua abbondante e lessate i fagioli, insieme alle 6 foglie di salvia, per 40 minuti.
Si raccomanda di aggiungere il sale solo a fine cottura, per evitare che la buccia si indurisca.
Fate scaldare in una pentola l’olio e il burro con 4 foglie di salvia e l’aglio sbucciato e tagliato .
Dopo qualche minuto aggiungete la pancetta ed il radicchio, tagliati a piccole strisce , e continuate a farli rosolare.
Aggiungete anche i fagioli e farli soffriggere per qualche istante .
Aggiungete mezzo bicchiere d’acqua di cottura, e fate cuocere per un pochi minuti .
Unite la passata di pomodoro ( oppure 2 grossi pomodori pelati ,schiacciati), coprite il tegame, e proseguire, a fuoco basso, fino a raggiungere la cottura completa di tutto il preparato .
Aggiungere il sale ed il pepe, a piacimento .
Servite ben caldo .

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Stoccafisso

Lo stoccafisso :
Si utilizza il merluzzo artico norvegese (Gadus morhua) conservato per essiccazione.
Lo stoccafisso si differenzia dal baccalà che viene invece conservato mediante un processo di salatura di circa tre settimane.
Il nome deriva probabilmente dalla cittadina norvegese di Stokke. Secondo alcuni però potrebbe derivare dal norvegese stokkfisk oppure dall’olandese antico stocvisch, ovvero “pesce a bastone”, secondo altri dall’inglese stockfish, ovvero “pesce da stoccaggio” (scorta, approvvigionamento); altri ancora sostengono che pure il termine inglese sia mutuato dall’olandese antico, con lo stesso significato di “pesce bastone “.
Nell’Italia meridionale, luogo dove fu inizialmente introdotto dai normanni, viene chiamato stocco o pesce stocco ed è particolarmente legato alla città portuale di Messina ( piscistoccu).Nell’Italia settentrionale (in particolare nell’area della dominazione veneziana) lo stoccafisso assume tuttavia il nome di bacalà, famoso il baccalà alla lucana in Basilicata, il vero baccalà, tanto che il rinomato baccalà alla vicentina è in effetti preparato con lo stoccafisso.
Il pesce viene preparato immediatamente dopo la cattura. Dopo averlo decapitato e pulito, viene essiccato intero o aperto lungo la spina dorsale, lasciando le metà unite per la coda. Il pesce viene quindi messo su delle rastrelliere piane oppure a siepe e lasciato all’aria aperta da febbraio a maggio. Le rastrelliere piane sono oggi le più utilizzate, hanno bisogno di un’area più estesa mentre quelle a siepi sfruttano l’altezza. È importante che i merluzzi non vengano a contatto né l’uno con l’altro, né con le rastrelliere stesse in quanto questo potrebbe causare la formazione di macchie che ne ridurrebbero la qualità. Il metodo della conservazione mediante essiccazione (con cui si ottiene lo stoccafisso) è più antico della conservazione sotto sale (che produce il baccalà). Nell’Italia settentrionale, in particolare nel vicentino, lo stoccafisso assume tuttavia il nome di bacalà, tanto che il rinomato baccalà alla vicentina è in effetti preparato con lo stoccafisso; in Sicilia e nell’Italia meridionale viene invece chiamato stocco o stoccu o pesce stocco o pisci stoccu .Il clima freddo e secco tipico di quei mesi nella penisola scandinava ( l’ideale è una temperatura appena sopra gli zero gradi, senza pioggia) protegge il pesce dagli insetti e dalla contaminazione batterica. L’eccesso di gelo è invece da evitare, perché facendo gelare l’acqua residua, forma cristalli di ghiaccio che distruggono le fibre del pesce. È importante che i merluzzi non vengano a contatto tra loro e con i tronchi delle rastrelliere, pena la formazione di macchie che ne ridurrebbero la qualità, che non abbiano macchie di sangue e di muffa o residui di fegato all’interno: compito di selezionatore, in Norvegia è il vrakeren, il quale arriva a suddividere fino a 30 categorie. Dopo circa tre mesi all’aperto, lo stoccafisso matura per altri 2-3 mesi al chiuso, in un ambiente secco e ben ventilato. Al termine dell’essiccamento, il pesce ha perso circa il 70% del suo contenuto originario di acqua ma ha mantenuto i suoi principi nutrienti; il più pregiato è la qualità “Ragno”, dal nome di un esportatore norvegese.
Prima del consumo lo stoccafisso deve essere sfibrato, battendolo con un pestello poi va immerso in acqua da cambiare spesso per 2-3 giorni. E’ un alimento ricchissimo di proteine e di Sali minerali.
100 g di prodotto già ammollato contengono:
• 92 calorie
• 20 gr di proteine
• 0.9 gr di grassi
• 0.3 gr di carboidrati
• 562 mg di fosforo
• 31 mg di calcio
• 2.30 mg di ferro
• 0.05 mg di vitamina B1
• 0.28 mg di vitamina B2

Stoccafisso alla messinese :

Elaborazione, facile
Tempo di preparazione, 1 ora

Ingredienti per quattro persone:

stoccafisso ammollato 1 kg.
pomodori maturi 500 gr.
olive verdi, 300 gr.
capperi,q.b.
pinoli, q.b.
uva passa, q.b.
sedano 1
carota 1 cipolla 1
aglio tre spicchi
prezzemolo, q.b.
olio extravergine d’oliva Valdemone Dop o Monte Etna Dop, q.b.
bicchiere di vino bianco 1, Etna Bianco Doc
sale , q.b.
pepe, q.b.

Elaborazione :
– tritare la cipolla e soffriggerla
-appena la cipolla é appassita e dorata , aggiungere l’aglio schiacciato
-aggiungere lo stoccafisso, tagliato a pezzi rettangolari,cuocere per cinque minuti , a fiamma bassa, aggiungendo a poco a poco il vino
-aggiungere i pomodori, precedentemente spellati in acqua bollente, privati dei semi e tritati, continuando la cottura
-pelare e tagliare le patate a tocchi, tagliare in strisce finissime il sedano, spellare la carota e tritatela
-aggiungere le patate, il sedano, la carota, le olive denocciolate , l’uva passa, i pinoli
-condire il tutto, con sale e pepe e continuare a cuocere, per circa 1 ora, a fiamma bassa
-servire caldo , spolverandolo di prezzemolo

N.B.: insieme, od in alternativa alle patate, si possono utilizzare le pere ” spinedda

Il baccalà alla Vicentina ( stoccafisso )strong> :

Elaborazione, facile
Tempo di preparazione, 4 ore e 30 minuti oltre l’ammollo

Ingredienti per sette persone:

1 kg e mezzo di stoccafisso
2 cipolle grosse
prezzemolo q.b.
1 litro di olio extravergine d’oliva
60 g formaggio parmigiano reggiano grattugiato
5 filetti di acciuga
sale q.b.
1/2 litro di latte
farina bianca q.b.

Elaborazione :
Ammollare lo stoccafisso, già ben battuto, in acqua fredda, per 2-3 giorni e cambiandola ogni
4 ore.
Il baccalà alla Vicentina, si prepara tagliando a pezzi lo stoccafisso già ammollato, poi i pezzi andranno posti in padella con la cipolla imbiondita e prima del termine della cottura andrà aggiunto un trito di prezzemolo, aglio e filetti d’acciuga.
Levare parte della pelle. Aprire il pesce per il lungo, togliere la lisca e tutte le spine.
Tagliarlo a pezzi rettangolari, possibilmente uguali.
Preparazione del soffritto:
-affettare finemente le cipolle – rosolarle in un tegamino con un bicchiere d’olio;
le acciughe devono essere dissalate,diliscate e tagliate a pezzetti;extravergine d’oliva,
-aggiungere le acciughe ed infine, a fuoco spento, aggiungere il prezzemolo tritato.
Infarinare i vari pezzi di stoccafisso, irrorarli con il soffritto preparato, poi disporli uno accanto all’altro, in un tegame di cotto o di alluminio, oppure in una pirofila (sul cui fondo si sarà versata, prima, qualche cucchiaiata di soffritto).
Ricoprire il pesce con il resto del soffritto, aggiungendo anche il latte, il parmigiano reggiano grattugiato, il sale ed il pepe.
Unire l’olio, fino a ricoprire tutti i pezzi allo stesso livello d’olio.
Cuocere a fuoco lento, con fiamma bassa, per circa 4 ore e 30 minuti, senza mai mescolare e girare spesso il tegame.
A cottura ultimata servire ben caldi, insieme alle fette di polenta, o pane a fette abbrustolite.
Stoccafisso 1 Atlantic_cod

Stoccafisso Stockfisch.wmt.jpg.dyuq6np

Fried ravioli with ricotta and chopped walnuts

Fried ravioli with ricotta and chopped walnuts ( english translation )

Ingredients

• 350 g ( grams )flour

• 2 g and 1 g white

• 40 g of butter

• 1 dl milk

•extra virgin olive oil

• salt


Ingredients for the filling:

• fresh ricotta q.b.( enough ) 1 teaspoon for each ravioli

• 100 g of walnuts to the filling

• 1/2 teaspoon of dry yeast

• 1 tablespoon extra virgin olive oil


Preparation: average hardworking

• sieve 300 g flour;

• prepare and dissolve yeast in warm milk and 1 tablespoon of olive oil;

• add a pinch of salt, the butter cut into small pieces and mix well;

• Wrap the dough in a towel and sprinkle with the remaining flour;

• let rest for 2 hours;

•with a rolling pin, roll out the dough into a thin sheet and cut with the wheel of the squares of 5 cm ( centimeters ) side;

• put in the middle of the square chopped nuts and a teaspoon of cottage cheese and cover with the other square, after having moistened the edges with egg white to make them fit better;

• fry the ravioli in hot oil in large skillet;

• remove from the pan, still hot, the ravioli slotte spoon;

• let them dry on a paper towel;

• Place them on a platter and serve.

Sorry for the translation is not perfect |

Giuseppe ( Pino) Ignoto

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Alimenti e principi attivi

href=”http://ristorazionehotelleria.altervista.org/blog/wp-content/uploads/2015/12/miniatura-funghetto.jpg” rel=”attachment wp-att-672″>miniatura funghettoallicina formula
formula dell’allicina,un grazie a Wikipedia

L’alfabeto dell’alimentazione ” A ” Alimenti

ALIMENTI anti diabete-aglio -cavolo -cipolla -funghi -lattuga -patate -porro -rape -bacche di ginepro -semi di coriandolo

Alimenti e loro principi attivi

a href=”http://ristorazionehotelleria.altervista.org/blog/wp-content/uploads/2015/12/cipolla-medicina-online.jpg” rel=”attachment wp-att-655″>cipolla medicina onlineL’ Allium :

L’allicina contenuta nell’aglio in grande quantità, nella cipolla e nello scalogno, aumenta i livelli di insulina grazie all’azione degli ormoni tiroidei, garantendo un diminuito rischio di sviluppare il diabete.
Per quanto riguarda invece la quercitina, contenuta soprattutto nella cipolla, ma anche negli altri vegetali appartenenti alla famiglia, ha un’azione antiossidante, che favorisce l’abbassamento della pressione.
L’alliina è un amminoacido non proteinogeno ed un solfossido naturale costituente dell’aglio fresco, insieme a cicloalliina, isoalliina e metiina.
La sua biosintesi trae origine dall’amminoacido cisteina.

BroccoliLa Brassica Oleracea
I broccoli contengono due principali molecole : il sulforafano e l’indolo-3-carbinolo.
Il sulforafano agire quindi come chemopreventivo per il tumore alla vescica.
Il sulforafano aumenta la proliferazione delle cellule epiteliali del dotto pancreatico, favorendo la trasformazione oncogena e l’immortalità cellulare.

Capsicum_peperoncinoLa Capsaicina :
La capsaicina o capseicina, riduce le placce aterosclerotiche, il colesterolo totale e le LDL, migliora il profilo lipoproteico e le funzioni aortiche.
Inoltre si è visto come l’assunzione di capsaicina diminuisce l’effetto infiammatorio indotto dai lipidi.
Agisce come antiradicalico poiché permette la riconversione e quindi l’attività del tocoferolo (antiradicale delle membrane),uno dei principali composti detti vitamina E, perciò un nutriente vitaminico essenziale,un potente antiossidante liposolubile, presente in molti vegetali, ad esempio nella frutta, nell’olio di canapa, nell’olio d’oliva e soprattutto nell’olio di germe di grano.
La capsaicina, presente nei peperoncini piccanti, ornamentali e dolci.

zucca greenpinkLe Cucurbitacee :
L’olio di semi di zucca permetta un controllo sull’assorbimento del glucosio associato all’ipertensione andando a diminuire lo stress ossidativo e l’ipertensione.
Infatti l’ipertensione indotta da un inibitore della nitrossidasisintasi, può essere efficacemente abbattuta, permette anche un abbassamento dei livelli di monossido di azoto.
L’olio di semi di zucca di circa 2 mg/100 g di peso, può efficacemente contrastare l’iperplasia della prostata, dovuta all’effetto del testosterone.

L’inulina e Oligofruttosio:
L’inulina è un carboidrato derivato dalle verdure contenenti fibre. Vedi cicoria
L’oligofruttosio è un derivato di inulina.
L’inulina è sostanzialmente insapore, l’ oligofruttosio ha un sapore leggermente dolce.
Entrambi non causano aumento della glicemia, insulina .
L’Inulina e l’intestino: aumenta il numero dei Bifidobatteri e dei Lattobacilli nel crasso . Questi batteri favoriscono l’assorbimento delle sostanze nutritive dei cibi e nelle piante medicinali, il funzionamento regolare dell’intestino , combattono lo sviluppo dei tumori intestinali, e riducono anche l’assorbimento intestinale del colesterolo.
L’inulina ha effetto positivo sull’assorbimento intestinale del calcio e del magnesio è maggiore quando il loro introito è basso e/o quando le richieste dell’organismo sono elevate.
Riduce il colesterolo e i trigliceridi. In particolare nei soggetti iper – colesterolemici predomina l’azione sul colesterolo, causa un aumento degli acidi grassi liberi a livello intestinale, che possono ridurre i grassi nel sangue inibendo la sintesi epatica del colesterolo e favorendo la redistribuzione del colesterolo dal sangue verso il fegato. L’inulina incrementa i livelli di acido butirrico nell’ intestino crasso, che ha azione protettiva contro le malattie infiammatorie e tumorali del colon.
Azione generale dell’Inulina:
favorisce lo sviluppo dei batteri utili nell’intestino (azione prebiotica). lassativa, riduce il colesterolo, riduce l’incidenza dei tumori intestino alterazioni della flora batterica intestinale, stipsi, colesterolo alto.
N.B. : dosi elevate può causare meteorismo e, a causa del suo effetto osmotico, dolori addominali migranti di discreta entità.

L’ isosolfocianato e isotiocianato:
presente nel rafano, nella senape, nel wasabi e in alcune rape o rapanelli
Viene usato principalmente come aromatizzante nei cibi.

La piperina:
presente in tutti i tipi di pepe, la piperina può bloccare la formazione di nuove cellule adipose e ridurre il livello di grassi nel sangue, aumenta la secrezione dei succhi digestivi (pancreatici, dello stomaco e del tratto intestinale), e viene accelerato il processo di digestione dei cibi. dello stomaco e del tratto intestinale), e viene accelerato il processo di digestione dei cibi, l’inibizione dell’azione delle sostanze chimiche responsabili delle mutazioni nel materiale genetico delle cellule. può inibire la crescita di tumori cancerosi. La piperina inoltre presenta effetti antidepressivi tramite l’aumento della neurotrasmissione della dopamina e della serotonina, che sono carenti nelle persone che soffrono di depressione.

rosmarino Az Ag CapperiRosmarino:
Il rosmarino ha una azione simile al ketorolac, un comune analgesico che contrasta il dolore addominale;
Può essere usata per la prevenzione del cancro. del cancro alla prostata
Il rosmarino ha un ruolo anche antiandrogenico, e promuovere la
crescita dei capelli.

patateSolanacee :
La molecola fondamentale contenuta dagli alimenti di questa famiglia è il licopene, un carotenoide.
Sono in grado di attenuare in modo rilevante l’ossidazione delle LDL indotta dagli acidi grassi introdotti con la dieta.
Il licopene attenua lo stress ossidativo, essendo una molecola importante per la riduzione di malattie cardiovascolari, consumando prodotti a base di pomodoro si è
Il licopene , nelle donne in menopausa, pilota il rimodellamento osseo.
Il licopene è utile in una terapia per curare malattie cardiovascolari.
Nelle patate, melanzane, pomodori, peperoncini, peperoni, le bacche di Goji(vedi).

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Zuppa di pesce alla catanese

Zuppa di pesce alla catanese

▪Tempi di preparazione: 90 m.
▪Tempi di cottura : 45 m.
▪Elaborazione facile e lunga

Ingredienti per 4 persone:
1 Kg di pesce a vostro piacimento
(dentice,scorfano,sogliole,triglie,viriuli);
Pane a fette ed abbrustolito nel forno;
500 g. cozze di Ganzirri, vongole, cozzoline bianche, gamberetti;
500 g. pomodori da salsa;
60 g. uva passa;
60 g, olive bianche o nere, intere o snocciolate;
Aglio q.b.
Basilico q.b.
Capperi q.b.
Olio extravergine d’oliva q.b.
Prezzemolo q.b.
Pepe q.b.
Sale q.b.

Elaborazione:
▪Abbrustolire le fette di pane, che si vogliono utilizzare, nel forno;
▪Pulire,lavare e fare sgocciolare il pesce;
▪Schiacciare e fate rosolare alcuni spicchi di aglio in un tegame con l’olio extravergine ;
▪I pomodori devono essere sbucciati,tagliati e passati a setaccio
▪Tritare il basilico ed il prezzemolo;
▪Fate ammollare l’uva passa in acqua calda ed asciugarla;
▪Pulire e lavare i capperi;
▪Snocciolate le olive, se è necessario ;
▪Aggiungere nel tegame con l’aglio rosolato, il pesce,i pomodori,il basilico, il prezzemolo,l’uva passa,i capperi, le olive, il sale ed il pepe;
▪Fare cuocere per insaporire per 10 m., coprendolo con un filo d’acqua;
▪Continuare la cottura con copertura del tegame, per circa 35 minuti ed a fuoco lento;
▪Adagiare la zuppa ottenuta, in apposite scodelline, sul pane abbrustolito e servire.

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Formaggi

pecorino siciliano dop
pecorino-primo-sale-con-pepe-nero bis
piacentinu ennese
piacentinu-ennese_ico
provola dei Nebrodiprovolanebrodi_icoragusano dopragusano_icomaiorchinomaiorchino_ico

per gentile concessione

formaggio Pecorino Siciliano DOP

Dal disciplinare di produzione della Denominazione di origine
del formaggio “Pecorino Siciliano” DOP , DPR 30 ottobre 1955

Il Pecorino Siciliano DOP è un formaggio a pasta dura, crudo, prodotto esclusivamente con latte di pecora intero,fresco e coagulato con caglio di agnello.

Si produce nel periodo compreso fra ottobre e giugno.

La salatura viene effettuata a secco.

Questo formaggio viene stagionato per almeno quattro mesi ed usato da tavola o da grattugia.

Il formaggio stagionato presenta le seguenti caratteristiche: forma cilindrica, a facce piane o leggermente concave;

dimensioni e peso: forma da 4 a 12 kg, altezza da 10 a 18 cm, con variazioni, in più o in meno in rapporto alle condizioni tecniche di produzione;

crosta bianco giallognola, recante impressi i segni del canestro nel quale è stata formata (canestrata), cappata con olio o morchia d’olio; pasta compatta, bianca o paglierina, con limitata occhiatura;
sapore piccante caratteristico; grasso sulla sostanza secca: minimo 40%.

Nella tradizione isolana, altri i formaggi pecorini che si utilizzano sono: la tuma fresca, consumata poco dopo la produzione, il primo sale fresco, consumato dopo dieci giorni dalla produzione, il secondo sale , semistagionato, consumato tra i 45 e 90 giorni dalla sua produzione.

Zona di produzione: territorio della Regione siciliana.

ed ancora: la Tuma Persa

La Tuma Persa si rifà ad una tecnologia di produzione particolare.
La Tuma Persa nasce praticamente nella stagionatura.
Lo stesso nome pare abbia un legame diretto con esso, tenuto conto che dopo essere stata messa in forma, viene “abbandonata” per 8/10 giorni prima di intervenire per la prima volta: viene quindi lavata in maniera grossolana della muffa creatasi e “riabbandonata” per altri 8/10 giorni prima di essere finalmente salata, dopo averla lavata e spazzolata molto accuratamente.
Secondo il parere del casaro che la produce, il latte vaccino è quello che meglio si presta alla realizzazione di questo formaggio.
Il latte di pecora o quello misto hanno dato buoni risultati ma non paragonabili a quelli sperimentali con il latte di vacca.
Per dovere di cronaca, manca una prova di latte caprino, in quanto le razze allevate sui Monti Sicani non danno accettabili quantitativi da destinare alla produzione di formaggi.

Scheda tecnica:

Denominazione del formaggio Tuma persa
•Tipologia di produzione: Tradizionale
•Tipologia del formaggio: a pasta pressata tenera, cruda o semicotta
•Tipologia del latte utilizzato: Latte intero, crudo o termizzato ( un riscaldamento a 50-55 °C per pochi secondi con lo scopo di eliminare una certa percentuale di germi anti caseari)
•Tipologia di caglio: In pasta di capretto prodotto nella stessa azienda
•Specie animale: Vacca
•Forma Cilindrica: a facce piane
•Spessore dello scalzo: Variabile, da 10 a 14 cm.
•Peso medio, per forma variabile, da 7 a 9 Kg.
•% di grasso, sulla sostanza secca 45-55%

Si ringrazia per la descrizione della Tuma persa, l’ AZIENDA CASEARIA S.r.l. Passalacqua Salvatore,
Contrada Baronaggio – Tel e fax 091. 82.18.606-CASTRONOVO DI SICILIA (PA)

Area di produzione Monti Sicani, nell’entroterra siciliano

Caratteristiche organolettiche:

La crosta è di colore giallo-ocra. Diventa scura in seguito alla curatina, cioè la cappatura eseguita con olio d’oliva e pepe macinato. La pasta è tenera, compatta tendente a sgranarsi, con scarsa occhiatura, di colore bianco verso il giallo- paglierino. Il sapore è tra il dolce e il piccante ma mai salato, con un retrogusto lungo ed aromatico che ricorda vagamente i formaggi erborinati, che in teoria non dovrebbero far parte della tradizione siciliana. Ha un equilibrio eccellente ed una consistenza notevole.

RICETTA
Vermicelli alla siciliana

Per 4 persone
• 600 gr. di vermicelli;
•500 gr. di pomodori pelati;
•1 melanzana;
•2 peperoni;
•2 spicchi d’aglio;
•2 olive nere;
•20 gr. di capperi;
•10 foglie di basilico;
•3 acciughe;
•150 gr. di Tuma persa;
•Olio d’oliva;
•Sale e pepe quanto basta.

Tritate i pomodori pelati e tagliate a dadini le melanzane. Arrostite i peperoni, eliminate la pelle ed affettateli finemente.
In un tegame fate rosolare con l’olio i pomodori, le melanzane, i peperoni, le olive snocciolate, i capperi, le acciughe sminuzzate e diliscate e gli
spicchi d’aglio interi
Aggiungete il basilico e un pò di sale e lasciate cuocere, coprendo per circa 20 minuti a fuoco basso.
Lessate i vermicelli in acqua salata, scolateli al dente e conditeli.
Spolverate con pepe e grattugiate con la Tuma persa.

Si ringrazia di vero cuore l’espertissimo e gentilissimo Casaro il Signor Passalacqua Salvatore,
che vi propone un formaggio unico!!! Unico perché esiste attualmente un solo casaro a produrlo, Lui.
Unico, inoltre, per la sua tecnologia di caseificazione, che unisce una tradizione che si perde nella notte dei tempi ad uno studio continuamente teso al miglioramento del risultato; molto raro anche perché questo formaggio era ormai uscito dalla tradizione casearia siciliana.
L’azienda agricola che produce

Azienda Casearia Passalacqua S.r.l. Contrada Baronaggio ,Castronovo di Sicilia (PA).
Tel. e fax : 091. 82.18.606

Il Piacentinu o piacentino Ennese DOP( che piace ) uno dei formaggi pecorini più ” gentili e delicati “della Sicilia, viene prodotto in nove comuni della provincia di Enna, nei comuni di Aidone, Assoro, Barrafranca, Calascibetta, Enna, Piazza Armerina, Pietraperzia, Valguarnera Caropepe, Villarosa, tutti in provincia di Enna.
Formaggio a pasta compatta,particolarissimo, perché viene aromatizzato con zafferano il quale conferisce alla pasta il colore giallo , con pepe nero in grani , pepe che viene posto in ammollo in acqua calda la sera precedente la produzione.
La tecnica di lavorazione prevede l’aggiunta di acqua calda alla cagliata, e l’uso moderato di sale
Dopo una maturazione di circa 60 giorni, ha odore delicato e sapore aromatico e dolciastro dovuto alla presenza dello zafferano

Disciplinare di produzione della Denominazione d’Origine Protetta “Piacentinu Ennese

ART. 1

La Denominazione d’Origine Protetta “Piacentinu Ennese” è riservata esclusivamente al formaggio
rispondente alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal presente disciplinare di produzione.

ART. 2

Descrizione del prodotto

Il “Piacentinu Ennese” è un formaggio a pasta compatta pressata ottenuto con latte ovino intero,
crudo ad acidità naturale di fermentazione, prodotto dalle razze ovine autoctone siciliane Comisana,
Pinzirita, Valle del Belice e loro meticci.
All’atto della sua immissione al consumo presenta le seguenti caratteristiche:

Caratteristiche fisiche :
– forma:
cilindrica, con scalzo leggermente convesso o quasi dritto; piatto piano o leggermente concavo.
– dimensioni:
scalzo: minimo14 cm massimo 15 cm., con diametro del piatto minimo 20 cm, massimo 21 cm. ,
ottenibili mediante l’uso del canestro in giunco.
– peso:
tra Kg 3,5 e 4,5.
– aspetto esterno:
crosta di colore giallo più o meno intenso per la presenza dello zafferano; reca impressi i segni
del canestro; può essere cappata con olio o morchia d’olio; lo spessore della crosta non deve
superare i 5 mm.
– aspetto interno:
pasta di colore giallo omogeneo più o meno intenso;
– occhiatura:
E’ ammessa una leggera occhiatura.
– aspetto della pasta: liscia non granulosa
– trasudazione: assente o molto scarsa

Caratteristiche organolettiche:

Odore : delicato con lieve aroma di zafferano.
Salato: appena percettibile
Piccante: lieve nei primi mesi di stagionatura tende ad intensificarsi

Disciplinare di produzione Maiorchino (Maiurchinu),
prodotto tradizionale siciliano.

ART 1

Nome del prodotto
La denominazione del prodotto, oggetto del presente disciplinare, è Maiorchino
formaggio a pasta dura prodotto in provincia di Messina, di latte intero crudo ovino – caprino – bovino.

ART. 14

Caratteristiche fisiche e organolettiche
Forma: in forme di peso variabile,cilindrica, scalzo dai 10 ai 14 cm.
Peso: da 10 kg a 20Kg.
Crosta: sottile, liscia, di colore giallo paglierino tendente al giallo ambrato con l’avanzare
della stagionatura. Unghia abbastanza marcata.
Pasta: gialla paglierino carico, compatta, occhiatura, se presente, con alveoli piccoli ed
uniformi; la consistenza è morbida e compatta, lo stravecchio tende ad indurire.
Sapore: dolce e delicato, tendente al piccante con la stagionatura.
Odore: sentore di erbe aromatiche burro ed erbe,con note fruttate dolci e delicate che richiamano la mela e la vaniglia che si intensificano con il progredire della stagionatura.

Può essere abbinato ai vini dolci o liquorosi, come le Malvasie ed il Marsala DOC, ed il vino Etna Rosso DOC . ………………………………………………………………………………………………………..
Il Maiorchino (con o senza Paglia) è un formaggio stagionato della Provincia di Messina
La zona di produzione del Maiorchino comprende il versante nord dei monti Peloritani, più precisamente i comuni di Novara di Sicilia, Mazzarrà Sant’Andrea, Basicò, Tripi, Fondachelli e Montalbano Elicona.
Il tipo più apprezzato è il Maiorchino di Novara di Sicilia, che si differenzia per il “ carattere “ personale ed unico.
In questi paesi la tradizione del Maiorchino sopravvive e si tramanda dal 1600.
Il maiorchino è generalmente prodotto in piccole quantità e solo in alcuni mesi dell’anno (da febbraio a giugno).
La sua preparazione, infatti, richiede pazienza, cura e una sapienza che solo in pochi ancora possiedono.

Consigli ed abbinamenti:

Pecorino dal sapore molto deciso e piccante, si fa apprezzare da solo e soprattutto con mostarde e composte di frutta. Eccellente anche con il miele millefiori.

Per queste altre notizie, si ringraziano alcuni produttori delle terre del Maiorchino.

Formaggio “Ragusano” DOP 1995

Tratto. ed accompagnato da altri indicazioni, dal disciplinare di produzione della Denominazione a DOP del formaggio “Ragusano”

Art. 1

É riconosciuta la denominazione di origine “Ragusano” al formaggio prodotto nell’area geografica di cui all’art. 2 ed avente i requisiti fissati agli articoli 3 e 4.

Art. 2

La zona di provenienza del latte destinato alla trasformazione del formaggio “Ragusano” comprende l’intero territorio dei comuni di: Acate, Chiaramonte Gulfi, Comiso, Giarratana, Ispica, Modica, Monterosso Almo, Pozzallo, Ragusa, S. Croce Camerina, Scicli e Vittoria, in provincia di Ragusa e dei comuni di Noto, Palazzolo Acreide e Rosolini, in provincia di Siracusa.

Art. 3

Il formaggio “Ragusano” è prodotto esclusivamente con latte di vacca intero, crudo, proveniente da allevamenti ubicati nella zona di cui all’art. 2 ed ottenuto nel rispetto di apposite prescrizioni relative all’allevamento e al processo di ottenimento, in quanto rispondenti allo standard produttivo seguente:

l’alimentazione delle bovine da cui deriva il latte deve essere costituita prevalentemente da essenze spontanee ed erbai dell’altopiano Ibleo, eventualmente affienati;

il latte di una o più mungiture deve essere coagulato alla temperatura di 34 °C, con oscillazione in più o in meno non superiore ai 3 °C, sfruttando lo sviluppo spontaneo della microflora casearia;

aspetto esterno: crosta liscia, sottile, compatta; di colore giallo dorato o paglierino tendente al marrone con il protrarsi della stagionatura per i formaggi da grattugia. Lo spessore massimo è di 4 millimetri. Può essere cappata con olio di oliva;

pasta: struttura compatta, con eventuali fessurazioni che si riscontrano con il protrarsi della stagionatura, talvolta unite a scarse occhiature; al taglio il colore si presenta bianco tendente al giallo paglierino, più o meno intenso;

sapore: decisamente gradevole, dolce, delicato, poco piccante nei primi mesi di stagionatura nei formaggi da tavola; tendente ai piccante ed al saporito, a stagionatura avanzata nei formaggi da grattugia. Il formaggio presenta un aroma gradevole, caratteristico delle particolari procedure di produzione;

……………………………………………………………………………………………………….
Tecologia di produzione

Il procedimento per la produzione del Ragusano DOP segue un’antica tradizione che oggi viene osservata attentamente dai produttori. Per la realizzazione di questo formaggio si lascia coagulare il latte di una o più mungiture, assecondando lo sviluppo naturale della microflora.

Per favorire la coagulazione viene aggiunto il caglio in pasta di capretto o agnello, insieme all’acqua e sale. La quantità di soluzione deve essere tale da permettere l’indurimento della pasta in un tempo compreso tra sessanta e ottanta minuti. La cagliata viene poi ridotta in piccoli pezzi utilizzando la “iaruozzu”, un’asta di legno che termina con un disco, e si sottopone a pressatura per favorire la spugnatura.

La pasta trattata con il liquido della ricotta o acqua ad 80°C, viene poi coperta per evitare bruschi abbassamenti della temperatura e lasciata riposare per 85 minuti. L’asciugatura avviene depositando la cagliata nei “vasceddi”, i canestrini da cui si fa gocciolare il siero.

Successivamente si effettua una seconda cottura sempre a 80°C e la cagliata viene lasciata a riposare per venti ore, il tempo necessario ad ottenere il giusto grado di acidità. Dopo la fermentazione, la pasta densa viene tagliata a fette e posta nel setaccio, dove viene trattata con acqua calda per farla filare, per un tempo non superiore agli otto minuti.

Il prodotto viene poi raccolto in contenitori in legno detti “mastredde”, che danno al Ragusano DOP la sua caratteristica forma di parallelepipedo. Le forme vengono calate in salamoia per ottenere la salatura, dove restano a da due a otto giorni, a seconda del loro peso.
La stagionatura del Ragusano DOP avviene nei “maiazzè”, locali solitamente interrati, umidi e ventilati, dove la temperatura è compresa tra i 14° e i 16°. Le forme vengono legate in coppia e messe a cavallo di appositi sostegni per garantire l’areazione perfetta di ogni parte del formaggio.
Per le forme di Ragusano DOP destinate a lunghe stagionature è prevista la cappatura con olio d’oliva. Il formaggio viene lasciato maturare per un periodo di tempo che varia dai quattro mesi ad un intero anno.
Il Ragusano DOP era originariamente conosciuto con il nome di Caciocavallo, il formaggio così chiamato perché messo ad asciugare a cavallo di un’asse. Il Ragusano DOP però non ha la caratteristica forma arrotondata del caciocavallo, ma si presenta come un parallelepipedo di colore giallo. Proprio per questa sua forma molto particolare, il Ragusano DOP è “Scaluni”, cioè “scalone”, o “quattro facci” per la sua somiglianza con i mattoni.

Caratteristiche fisiche ed organolettiche
forma: parallelepipeda, a sezione quadrata, con angoli smussati. È possibile riscontrare sulla superficie delle leggere insenature dovute al passaggio delle funi di sostegno utilizzate nel processo di stagionatura;

dimensioni: lati della sezione quadrata da 15 a 18 centimetri; lunghezza del parallelepipedo da 43 a 53 centimetri;

peso variabile da 10 kg a 16 kg in relazione alle dimensioni della forma;

aspetto esterno: crosta liscia, sottile, compatta; di colore giallo dorato o paglierino tendente al marrone con il protrarsi della stagionatura per i formaggi da grattugia. Lo spessore massimo è di 4 millimetri. Può essere cappata con olio di oliva;

pasta: struttura compatta, con eventuali fessurazioni che si riscontrano con il protrarsi della stagionatura, talvolta unite a scarse occhiature; al taglio il colore si presenta bianco tendente al giallo paglierino, più o meno intenso;

sapore: decisamente gradevole, dolce, delicato, poco piccante nei primi mesi di stagionatura nei formaggi da tavola; tendente ai piccante ed al saporito, a stagionatura avanzata nei formaggi da grattugia. Il formaggio presenta un aroma gradevole, caratteristico delle particolari procedure di produzione;

grasso sulla sostanza secca: non inferiore al 40% per i formaggi destinati al consumo da tavola; non inferiore al 38% per i formaggi con stagionatura superiore ai 6 mesi;

umidità massima: 40%

Art. 4

Il formaggio a denominazione di origine “Ragusano” deve recare apposto all’atto della sua immissione al consumo il contrassegno di cui all’allegato A, che costituisce parte integrante del presente decreto, a garanzia della rispondenza alle specifiche prescrizioni normative.


Provola dei Nebrodi
dal disciplinare di produzione

ART 1
Nome del prodotto

La denominazione del prodotto, oggetto del presente disciplinare, è Provola dei Nebrodi,
formaggio a pasta filata, di latte intero crudo, vaccino o vaccino – ovi – caprino.

.Zona geografica di produzione :

L’area di produzione ricade nella fascia montana dei Nebrodi (catena montuosa del Nord
della Sicilia), che va dal crinale dei Peloritani alla località di Finale di Pollina: Ucria,
Montalbano Elicona, Basicò, Floresta, Tortorici, S. Angelo di Brolo, Patti, San Piero Patti,
Raccuia, Librizzi, Galati Mamertino, Alcara Li Fusi, Roccella Valdemone, Tripi, Mirto, Longi,
Castell’Umberto, S. Salvatore di Fitalia, Sant’Agata di Militello, S. Teodoro, Naso, S.
Fratello, Caronia, Cesarò, Capizzi, Mistretta, Santa Domenica Vittoria, S. Marco d’Alunzio,
Militello Rosmarino, S. Stefano di Camastra, Tusa, Pettineo, Motta d’Affermo, Castel di
Lucio, Maniace, Randazzo, Cerami e tutti i comuni dei Nebrodi con territori ricadenti nella
fascia montana.

ART. 14

Caratteristiche fisiche e organolettiche :

Forma: oblunga a pera sormontata da un breve collo con la testa rotondeggiante e chiusa
all’interno ( talvolta è d’uso mettere nell’anima della provola un limone verdello, che
conferirà al prodotto stagionato il caratteristico profumo dell’agrume, oppure del burro).
Peso: da 1kg a 4Kg o più.
Dimensioni: variano a seconda dell’area di produzione, si va da 1 kg nei Nebrodi Nord
Occidentali (area di Mistretta, Castel di Lucio, Caronia), a 1,5 kg, quasi 2 kg, nei Nebrodi
Centrali (area di Floresta) per arrivare ai 5 kg nei Nebrodi Orientali, Montalbano Elicona).
Ad esempio, una provola di 1 kg arriva ad avere il diametro maggiore di 10-20 cm e lo
spessore di 20-30 cm.
Crosta: sottile, liscia, di colore giallo paglierino tendente al giallo ambrato con l’avanzare
della stagionatura. Unghia abbastanza marcata.
Pasta: bianca tendente al paglierino, presenta delle caratteristiche sfogliature; la consistenza è morbida e compatta
Sapore: dolce e delicato, lievemente acidulo tendente al piccante, nocciola
Odore: sentore di erbe aromatiche
………………………………………………………………………………………………………..
Considerazioni:

La Provola dei Nebrodi deve il suo nome ai monti sui quali viene prodotta, secondo un antico procedimento tramandato di padre in figlio. La provola ha una crosta liscia e lucida, di colore giallo paglierino e il peso di ogni forma è di 1,2-1,4 Kg. E’ un formaggio da tavola molto apprezzato, così com’è, ed viene anche utilizzato come importante e frequente ingrediente per la preparazione dei piatti tipici e nella gastronomia siciliana.
Questo formaggio ha un gusto dolce e leggermente acido quando è fresco, mentre man mano che aumenta il periodo di stagionatura diventa sapido e leggermente più piccante.
Grazie alla particolare tecnica di produzione la Provola dei Nebrodi, tende a sfogliarsi, a formare come dei sottili strati simili a quelle delle pagine di un libro, caratteristica di identificazione essenziale, e soprattutto per stimare il livello di stagionatura, insieme ad una aumentata granulosità.

Si ringraziano le aziende produttrici locali, per le preziose informazioni.
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Scorzette di arance candite ricoperte di cioccolato, non solo feste…………… è Gennaio

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Preparazione laboriosa , facile

Tempi di preparazione finale,qualche ora

Tempi di pre-elaborazione, giorni

Ingredienti:
600 gr di scorze di arance
per lo sciroppo:
600gr acqua
600gr zucchero.

Elaborazione :

▪1a. Mettete le scorze, dopo averle private della parte bianca,albedo o mesocarpo, “ caddu “ , in siciliano, che è amaro, in un contenitore di vetro, copritele con acqua fredda e lasciatele a bagno per 48 ore, cambiando l’acqua almeno 5-6 volte.
▪1b. Oppure, ponete le scorze tagliate a listarelle sottili in una pentola e copritele d’acqua, fatele bollire, per 20 minuti: a fine cottura dovranno essere morbide spegnete e scolatele.

1a) – 1b) ▪Scolate le scorze e disponetele su un vassoio ampio ad asciugare, per un giorno.
▪Pesate le scorze e create uno sciroppo con la stessa quantità di acqua e zucchero.
▪In un tegame di acciaio inossidabile dal fondo spesso, fate sciogliere lo zucchero, a fuoco basso, mescolando in continuazione con un cucchiaio di legno.
▪Portate a bollore a fiamma moderata e fate bollire le scorze nello sciroppo per sette minuti,
fino a quando cominceranno a caramellare.
▪Bollire le scorze nello sciroppo rimasto, per altri sette minuti, scolate e lasciate di nuovo asciugare, fate bollire ancora fino a quando lo sciroppo non sarà finito e saranno completamente caramellate.

Altre indicazioni:
▪1c. Fate uno sciroppo con 600 g zucchero e 1/2 litro d’acqua, fate bollire per 7 minuti, poi aggiungete le scorze, fatele bollire per 10 minuti poi spegnete il fuoco e lasciatele riposare per un giorno ed una notte ore.
Fate riprendere il bollore, unite allo sciroppo 2 cucchiai di zucchero e quindi le scorze, togliete dal fuoco e lasciate in infusione per un giorno ed una notte.
Ripetete l’operazione per 5 volte, spegnete il fuoco e lasciatele in infusione per un giorno ed una notte.

per tutte le preparazioni:
▪Per finire,versate le scorze canditeancora calde sopra un piano di marmo unto d’olio, per…..
separate le scorze tra di loro,poi lasciatele raffreddare.

per la glassatura:
•Sciogliere del cioccolato fondente a bagnomaria per glassare le scorze di arancia candite
•Aspettare che il cioccolato sia freddo e solidificato.

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Le infiammazioni , curarle con la natura

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lo zenzero

Le infiammazione sono reazioni del tutto naturali del nostro organismo che consentono di aiutare il nostro corpo a guarire; se però l’infiammazione tende a diventare cronica allora possono entrare in ballo altri fattori che vanno a compromettere lo stato di salute al punto da degenerare in varie malattie, anche gravi
Per affrontare un’infiammazione cronica è bene cambiare stile di vita e prediligere attività più salutari, come scegliere un’alimentazione equilibrata e fare dello sport.

La natura, come sempre, ci viene in aiuto per cui in cucina possiamo sfruttare una serie di erbe, che possono aiutare l’organismo a tenere l’infiammazione sotto controllo.

CURCUMA:
( Curcuma longa )
La curcuma, la cui capacità anti-infiammatoria è data dalla curcumina, lo stesso principio attivo che le conferisce il colorito giallognolo. Un recente studio italiano ha dimostrato che il suo utilizzo riduce del 58% il dolore e la rigidità causati dall’artrite e nello stesso tempo fa diminuire del 63% la dipendenza dai classici antidolorifici.
Assumerne dai 400 ai 600 mg in polvere al giorno o utilizzarla in cucina nelle nostre pietanze.

ARPAGOFITO ; L’Artiglio del Diavolo
( Harpagophytum procumbens D.C. e / o Harpagophytum zeyheri Decne )
L’artiglio del diavolo (non lasciatevi ingannare dal nome!) è stato anch’esso riconosciuto come un forte coadiuvante della riduzione del dolore da artrosi.Il suo potere antidolorifico è stato dimostrato scientificamente nel trattamento di dolori di lieve e media entità alla schiena, il collo e la spalla. Le quantità necessarie sono :dai 600 ai 1200 mg per tre volte al giorno.

BOSWILLA
( Boswellia Serrata )
La Boswellia è un’erba ayurvedica, comunemente nota con il termine di “ incenso indiano”. I suoi acidi sono capaci di legarsi agli enzimi che provocano l’infiammazione. Il suo utilizzo è indicato per l’artrite e per il morbo di Crohn( malattia infiammatoria cronica dell’intestino o enterite regionale )

PEPE DI CAYENNA:
(cultivar del Capsicum annuum)
Il pepe di Cayenna è una cultivar di peperoncino.
Grazie alla capsaicina, il principio attivo del peperoncino, può essere utile per curare la neuropatia diabetica e tenere a bada la salute del cuore. Si può utilizzare sia sotto forma di crema, da spalmare direttamente sulla zona interessata, sia in capsule.

AGLIO
(Allium sativus).

Anche l’aglio, come è ben noto, è un ottimo anti-infiammatorio soprattutto per le vie respiratorie, l’artrite e la salute del cuore e si presume che svolga un’azione mutagena nei confronti delle cellule adipose, responsabili dell’obesità. Il suo principio attivo è l’allicina.
L’allicina o diallil tiosulfinato, è un composto solforganico, ed è il principio attivo più importante e rappresentativo dell’aglio (Allium sativus).
Se tagliate o schiacciate l’aglio prima del suo consumo, andrete ad amplificare i suoi effetti.

ZENZERO:
( Zingiber officinale Roscoe, 1807)

Il noto ginger o zenzero, una spezia, su cui i ricercatori hanno puntato dopo aver scoperto che un suo uso costante e a lungo termine è capace di prevenire le malattie cardiache, riducendo il livello
colesterolo e impedendo la coagulazione del sangue. Si consigliano 250 mg di estratto di zenzero per quattro volte al giorno.

THE’ VERDE:
( Camellia sinensis o Thea chinensis)

Il the verde, forse già utilizzato da molti di voi per le sue proprietà antiossidanti. Se ne assumete due tazze ogni giorno si stima che si possa diminuire la possibilità di contrarre artrite, malattie cardiache, morbo di Alzheimer, epatite, malattie infiammatorie intestinali e cancro allo stomaco.

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